che noia ma quanto ci mette qui non si respira siamo in troppi dovrebbero fare come in inghilterra e far salire poche persone a casa mi riposo che materie ho ah sì ho storia e geometria non ce la faccio ho sonno poi chiedo se posso entrare in seconda anche se so cosa mi diranno perché esiste la scuola voglio solo sei mesi di vacanze l'anno prossimo vorrei andare in sicilia c' è un bel mare chissà che forza andare in gondola venezia sarebbe bella da visitare
La prima volta che Sabira arrivò a scuola tutti la presero in giro perchè era visibilmente sporca e non sapeva parlare bene l'italiano.
Quando raccontai a mamma del suo arrivo, lei si fece promettere che non mi sarei mai avvicinato a Sabira, perchè era una zingara, e gli zingari sono cattivi, sono ladri, sono assassini... Infatti un giorno durante la ricreazione, sorpresi Sabira che frugava nel mio zaino intenta a rubarmi la merenda. Lo dissi immediatamente alla prof, la quale la sospese per due giorni. Ma Sabira dopo i due giorni di sospensione a scuola non venne più... L'assenza di Sabira mi fece riflettere. Capii che il vero ladro ero io perchè le avevo rubato la possibilità di spiegarmi cosa l'avesse spinta a compiere quel gesto, le avevo rubato la possibilità di andare a scuola alimentando la sua timidezza e avevo rubato a me stesso la possibilità di capire, di perdonare, di guardare oltre i miei pregiudizi... "No"! ripeteva convinto quella mostruosa esile figurina al microfono.
"D'ora in poi la bellezza non sarà più un privilegio di pochi fortunati e la bruttezza non sarà più causa di ogni depressione; da oggi, al fine di proteggere tutti i cittadini, lo stato italiano impone nuove regole: 1- è severamente vietato il possesso di specchi e di conseguenza specchiarsi; 2- è severamente vietato fissare le persone, è consentita solo un'occhiata distratta per capire se si tratti si uomini o di donne; 3- naturalmente è severamente vietato curare il proprio aspetto esteriore; 4- bisogna concentrarsi esclusivamente sullla bellezza interiore di ogni individuo. Chiunque osi trasgredire, passerà il resto della sua vita legato ad una sedia davanti a uno specchio, solo, con il suo riflesso, finchè non impazzirà e finirà per odiare se stesso." Mai nessuno ebbe il coraggio di violare queste regole... Circa un'anno dopo tante persone, uomini e donne, belli e brutti, si tolsero la vita; avevano capito che l'aspetto esteriore non è solo un privilegio o una sfortuna, bensì lo specchio della propria anima. Era ormai giunto il momento che la nazione prendesse una decisione: far salire al potere Mark o David.
Certo molti elettori erano ancora indecisi. I due ragazzi erano molto battaglieri e a favore del popolo. Mark, un ragazzo di 13 anni, era più estremista; David, di 11 anni, più consapevole della grave situazione politica che purtroppo il paese stava subendo da molto tempo. La campagna elettorale era gia iniziata da qualche settimana, Mark e David erano allo stremo delle forze. Tutti i telegiornali non parlavano d'altro. Il giorno fatidico arrivò. La popolazione andò alle urne. A notte fonda le prime notizie: David aveva vinto a pieni voti. La popolazione era sicura che il ragazzo avrebbe salvato il paese dalla crisi economica. Il governo in seguito, venne formato da giovani, studenti perchè ritenuti con maggiore entusiasmo. Ricordo che era una soleggiata mattina, ero a casa mia, e attendevo che mi si presentasse qualche impegno per impedire che la giornata prendesse la piega noiosa che mi aspettavo.
Mi sbagliavo: a mezzogiorno una schiera di mostri umanoidi irruppe nel mio paese e caricò molti di noi sui loro carri luridi e maleodoranti che, percorrendo una via che mi era ignota, ci condussero alle porte di una città grigia. A ognuno di noi deportati assegnarono una cella; tutto era triste: tutto era bianco, nero, o grigio, i colori erano quasi completamente assenti ed ero circondato da un'infinità di figure lampeggianti e da caratteri che componevano parole di un idioma incomprensibile. Dopo un po' di tempo che passai chiuso in quella cella, senza mangiare né bere, scoprii che potevo uscire in strada. Mi ritrovai ben presto avvolto da schiamazzi e caos e, spaventato, sarei tornato indietro se non avessi visto alcuni del mio stesso paese che tentavano di comunicare a gesti con i cittadini autoctoni e, in particolare, un mio amico che provava a spiccicare con loro qualche parola. La sera stessa per cena formammo un gruppo di parenti e amici, ci procurammo cibo e bevande e, dopo il pasto tornai nella mia cella. Mi adattai in fretta a questa nuova vita ma, a differenza di altri, ancora non parlavo né comunicavo in nessun modo con la popolazione locale, i cui componenti ancora mi apparivano mostri. Ci vollero infatti diversi mesi perché io rispondessi ai saluti dei vicini di casa nella loro strana lingua e imparassi a utilizzare le loro strane invenzioni. Tutto continuò così nella sua assurdità finché un giorno fui accompagnato in un ufficio dove, nella mia lingua, mi dissero:"Buon giorno, signore, lei è stato portato qui a Londra grazie a una missione dell'UNICEF che le ha offerto vitto e alloggio fino ad oggi. Abbiamo bisogno dei suoi dati per darle la cittadinanza inglese: mi può dire luogo e data di nascita?" "Sono nato in Congo il 17 Agosto 1971.", risposi fieramente pensando a quando sarei tornato alla mia vera casa. |
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February 2019
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