Cambiamento climatico, giustizia ambientale e migrazione.
capitolo 1 - i gas serra
Il diossido di carbonio (CO2) è il principale gas serra e viene normalmente immesso nell'atmosfera durate le eruzioni vulcaniche, gli incendi boschivi su larga scala, i processi di decomposizione, la respirazione degli animali (compreso l'uomo), l'alterazione meteorica (il cambiamento continuo delle rocce del pianeta).
Il carbonio viene normalmente immagazzinato dalle foreste e dagli oceani, in modo da mantenere in equilibrio la quantità di CO2 nell'atmosfera.
Il carbonio viene normalmente immagazzinato dalle foreste e dagli oceani, in modo da mantenere in equilibrio la quantità di CO2 nell'atmosfera.
Le emissioni di CO2, però, sono dovute anche ad attività "umane", come l'uso dei combustibili fossili (petrolio e gas), la produzione di cemento e la deforestazione: queste attività comportano un'emissione annua di CO2 135 volte superiore a quella dei vulcani! Si stima che l'80% circa della produzione di CO2 sia dovuta ad attività dell'Uomo.
Tra gli altri gas serra ci sono il metano (CH4) e l'ossido di azoto (N2O), prodotti entrambi dallo smaltimento dei rifiuti e dalle attività agricole e di allevamento.
Altri gas, i cosiddetti F-gas, vengono emessi nell'atmosfera dall'uso di propellenti, schiumogeni, impianti di refrigerazione e pesticidi.
capitolo 2 - aumento della temperatura
Dall'inizio della seconda rivoluzione industriale (ultimo quarto del XIX secolo), la temperatura media globale sulla Terra ha subito un brusco innalzamento: + 0,9°C. Ci sono prove scientifiche che questo aumento sia dovuto alla maggiore concentrazione di gas serra dovuta alle attività umane.
capitolo 3 - conseguenze dell'aumento della temperatura
Ecco alcune conseguenze dell'aumento della temperatura sul pianeta.
Oceani. Il livello dei mari si sta innalzando: infatti con l'aumento della temperatura, l'acqua aumenta anche di volume; l'innalzamento del livello del mare del Nord di un solo metro provocherebbe conseguenze catastrofiche nei Paesi Bassi, in Danimarca e Germania, interessando una regione popolata da 13 milioni di persone.
Lo stesso accade in altre aree costiere o che si trovano sul delta di un fiume (Bangadlesh).
Con la maggiore concentrazione di CO2 cambia anche il PH degli oceani che diventano più acidi, mettendo a rischio molte specie viventi come ad esempio i coralli (acidificazione).
Inoltre grandi cambiamenti si devono anche allo scioglimento dei ghiacciai: i grandi laghi che si formano per lo scioglimento dei ghiacciai tendono ad esondare e a distruggere gli ambienti in prossimità dei bacini; a lungo andare, poi, lo scioglimento causerà la diminuzione della portata dei fiumi, con conseguenze drammatiche sulla disponibilità di acqua dolce.
Con il Global Ice Viewer, puoi monitorare lo scioglimento dei ghiacciai della Terra:
https://climate.nasa.gov/interactives/global-ice-viewer/#/
Eventi estremi. Con l'aumento della temperatura si verificano più frequentemente eventi estremi come le ondate di calore (giorni molto caldi con maggiore frequenza di incendi), la siccità (desertificazione del territorio) e le tempeste (venti molto forti, piogge intense, alluvioni, sradicamento di alberi, distruzione di case e infrastrutture); tutto ciò comporta la distruzione di produzioni e terreni agricoli, inquinamento delle falde acquifere (ad esempio se il mare penetra nell'entroterra contaminando l'acqua dolce) e conseguente aumento dei prezzi degli alimentari. Per molti sulla Terra, diventa sempre più difficile mangiare e bere.
La maggiore frequenza di eventi estremi e catastrofici negli ultimi anni è documentata ovunque sulla Terra.
capitolo 4 - indicatori del cambio climatico
Abbiamo analizzato la riduzione dei ghiacciai, l'innalzamento del livello dei mari, la maggiore concentrazione di CO2 e l'aumento della temperatura: possiamo affermare che questi sono i principali indicatori del cambiamento climatico sul pianeta. La NASA, agenzia spaziale degli USA, ha creato questo strumento per visualizzarne le variazioni sulla Terra.
https://climate.nasa.gov/interactives/climate-time-machine
capitolo 5- ineguale distribuzione degli effetti del cambiamento climatico
Le comunità che risentono maggiormente del cambiamento climatico sono quelle che vivono in prossimità delle coste, sui delta dei fiumi o in piccole isole, come è il caso degli abitanti degli arcipelaghi del Pacifico.
Anche le comunità rurali che vivono di agricoltura soffrono di più gli effetti del cambiamento del clima: molte zone hanno subito la desertificazione e i terreni non sono più produttivi, in altri casi l'aumento della temperatura costringe a cambiare il tipo di coltivazione.
Ci sono poi delle categorie di persone che vengono colpite maggiormente: gli anziani (aumento di malattie e decessi per le alte temperature) e i bambini (aumento delle allergie per maggiore presenza di polline e di altri allergeni).
In generale gli effetti del cambiamento climatico hanno un impatto diverso in base al genere, al reddito e anche al livello di istruzione delle persone. Infatti colpiscono di più le persone con redditi bassi e con scarsa istruzione, non in grado cioè di adattarsi alla situazione, e in particolare le donne.
La maggior parte di esse svolge infatti un lavoro informale in ambito agricolo e in casa, per fornire cibo, acqua e un riparo alle proprie famiglie. Di conseguenza, le donne dipendono maggiormente dalle risorse naturali e quando il cambiamento climatico influisce direttamente sull'accesso delle donne a queste risorse, genera conseguenze negative sul carico di lavoro che esse possono svolgere, sulla loro salute e sul loro benessere generale.
Inoltre, le donne devono superare ostacoli di tipo economico, sociale e politico (stereotipi di genere) e hanno a disposizione strumenti e competenze limitati per gestire il cambiamento climatico.
Tra i poveri del mondo 7 su 10 sono donne, è in atto un fenomeno che possiamo definire femminilizzazione della povertà.
capitolo 6- mitigazione
Come possiamo mitigare, cioè limitare, gli effetti del cambiamento climatico?
Il vertice ONU sui cambiamenti climatici, COP XXI, tenutosi nel 2015, ha indicato un programma mondiale per ridurre le emissioni e contenere l'aumento della temperatura al di sotto di +2°C rispetto all'età pre industriale (si è valutato che un aumento della temperatura oltre i +2°C potrebbe avere conseguenze irreversibili).
Il 22 aprile 2016, nella giornata mondiale della Terra, 175 Paesi hanno ratificato l'accordo di Parigi che rappresenta la tabella di marcia del pianeta per i prossimi anni.
Tuttavia con l'elezione del nuovo Presidente USA, gli Stati Uniti hanno annunciato la loro intenzione di non rispettare l'accordo.
Ecco cosa si può fare per contenere le emissioni e l'aumento della temperatura:
- produrre energia in modo più efficiente;
- consumare energia in maniera più efficiente (ad esempio, applicazioni di “Classe A” o lampadine LED);
- produrre energia senza ricorrere ai combustibili fossili, utilizzando le fonti di energia rinnovabili;
- per ogni albero abbattuto occorre piantarne un altro;
- limitare il consumo di carne;
- quando possibile, spostarsi in bicicletta o a piedi;
- preferire il trasporto pubblico quando non è possibile camminare o prendere la bicicletta;
- se è necessario utilizzare un'automobile, condividere l'auto con altri;
- provvedere alla manutenzione della propria automobile per mantenerla in buone condizioni;
- comprare prodotti locali: il trasporto di merci via aria o terra richiede un grande dispendio di energia e contribuisce ad emettere CO2;
- in inverno, regolare la temperatura del riscaldamento a max. 20°C durante il giorno e max. 16°C durante la notte; in estate, non fare uso indiscriminato di aria condizionata!
- l'isolamento termico degli edifici fa risparmiare energia;
- provvedere alla manutenzione regolare degli impianti di riscaldamento e aria condizionata;
- spegnere la luce e i dispositivi alimentati ad elettricità quando non li usiamo;
- al momento dell'acquisto, considerare anche il costo dei dispositivi in termini di energia, non soltanto il prezzo dell'oggetto;
- per risparmiare acqua, chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti o ci si rade;
- ridurre, riusare e riciclare: fabbricare prodotti richiede più energia che riciclarli;
- mangiare meno carne: un vegetariano risparmia il 40% della Carbon Footprint in media a pasto;
- non sprecare cibo: nell'UE, circa 89 milioni di tonnellate di generi alimentari vengono gettate ogni giorno, contribuendo alla produzione di metano nelle discariche.
capitolo 7 - adattamento
Sono neccessarie azioni urgenti per adattarsi alle conseguenze già in atto del cambiamento climatico; ad esempio molte comunità costiere dovranno dotarsi di barriere contro le inondazioni, altre saranno costrette a rinnovare le colture (ad esempio coltivazioni tropicali nella fascia temperata); è prevedibile che nonostante questi adattamenti molte persone saranno costrette ad evacuare il proprio territorio.
capitolo 8 - la migrazione ambientale
Una delle conseguenze del cambiamento climatico è la migrazione di centinaia di milioni di persone che lasciano un territorio divenuto inospitale per dirigersi verso zone che possano garantire la sopravvivenza. La comunità internazionale riflette se sia il caso di considerare questi migranti dei rifugiati, così come coloro che fuggono da guerre o persecuzioni, e dotarli di conseguenza di protezione internazionale.
Questo articolo fa una stima del numero delle migrazioni ambientali negli ultimi anni: http://cdca.it/archives/14959
Per avere un'idea dei movimenti mondiali dovuti alle migrazioni, non solo ambientali, si può usare questa carta interattiva: https://migrationdataportal.org/data?i=stock_abs_&t=2017
Ecco alcuni casi di migrazioni ambientali dovute al cambiamento climatico o alla distruzione dell'ambiente:
Land grabbing in Etiopia: https://www.gmagma.org/land-grabbing-in-etiopia/
Fuoriuscite di petrolio in Nigeria: http://cdca.it/archives/10158
Alluvioni nel Pacifico: http://cdca.it/archives/19286
Desertificazione in Africa: https://eastwest.eu/it/opinioni/esodi/desertificazione-in-africa-135-milioni-di-profughi-entro-il-2030
Innalzamento del livello del mare: https://www.ilpost.it/2013/11/30/kiribati/ - cdca.it/archives/14701
Questo articolo fa una stima del numero delle migrazioni ambientali negli ultimi anni: http://cdca.it/archives/14959
Per avere un'idea dei movimenti mondiali dovuti alle migrazioni, non solo ambientali, si può usare questa carta interattiva: https://migrationdataportal.org/data?i=stock_abs_&t=2017
Ecco alcuni casi di migrazioni ambientali dovute al cambiamento climatico o alla distruzione dell'ambiente:
Land grabbing in Etiopia: https://www.gmagma.org/land-grabbing-in-etiopia/
Fuoriuscite di petrolio in Nigeria: http://cdca.it/archives/10158
Alluvioni nel Pacifico: http://cdca.it/archives/19286
Desertificazione in Africa: https://eastwest.eu/it/opinioni/esodi/desertificazione-in-africa-135-milioni-di-profughi-entro-il-2030
Innalzamento del livello del mare: https://www.ilpost.it/2013/11/30/kiribati/ - cdca.it/archives/14701
Fonte: S.A.M.E. WORLD - progetto finanziato dall'Unione Europea - http://edu-kit.sameworld.eu/
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Bibliografia essenziale sui SDGs 2015-30
1.05_sintesi_sustainable-development-goals.pdf | |
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2.03_a_che_punto_siamo_nel_mondo.pdf | |
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