Seguendo la trama dell' Ortis, brevemente descritta nella pagina dedicata al romanzo, metti in ordine i seguenti brani tratti dall'opera.
A Taci, taci:-vi sono de’ giorni ch’io non posso fidarmi di me: un demone mi arde, mi agita, mi divora. Forse io mi reputo molto; ma e’ mi pare impossibile che la nostra patria sia così conculcata mentre ci resta ancora una vita. [...] Che vuoi tu imprendere fra due potenti nazioni che nemiche giurate, feroci, eterne, si collegano soltanto per incepparci? e dove la loro forza non vale, gli uni c’ingannano con l’entusiasmo di libertà, gli altri col fanatismo di religione: e noi tutti guasti dall’antico servaggio e dalla nuova licenza, gemiamo vili, schiavi, traditi, affamati, e non provocati mai né dal tradimento, né dalla fame. –Ahi, se potessi, seppellirei la mia casa, i miei più cari e me stesso per non lasciar nulla nulla che potesse inorgoglire costoro della loro onnipotenza e della mia servitù! E’ vi furon de’ popoli che per non obbedire a’ Romani ladroni del mondo, diedero all’incendio le loro case, le loro mogli, i loro figli e sé medesimi, sotterrando fra le gloriose ruine e le ceneri della loro patria la lor sacra indipendenza.
B Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito? consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho ubbidito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci.
C T’amai dunque t’amai, e t’amo ancor di un amor che non si può concepire che da me solo. E’ poco prezzo, o mio angelo, la morte per chi ha potuto udir che tu l’ami, e sentirsi scorrere in tutta l’anima la voluttà del tuo bacio, e pianger teco- io sto col pie’ nella fossa; eppure tu anche in questo frangente ritorni, come solevi, davanti a questi occhi che morendo si fissano in te, in te che sacra risplendi di tutta la tua bellezza. E fra poco! Tutto è apparecchiato; la notte è già troppo avvanzata-addio- fra poco saremo disgiunti dal nulla, o dalla incomprensibile eternità.
D Sì, Lorenzo!- dianzi io meditai di tacertelo- or odilo, la mia bocca è tuttavia rugiadosa-d’un suo bacio- e le mie guance sono state innondate dalle lagrime di Teresa. Mi ama-lasciami, Lorenzo, lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso
E La ho veduta, o Lorenzo, la divina fanciulla; e te ne ringrazio. La trovai seduta miniando il proprio ritratto. Si rizzò salutandomi come s’ella mi conoscesse, e ordinò a un servitore che andasse a cercar di suo padre [...] Lo spettacolo della bellezza basta forse ad addormentare in noi tristi mortali e tutti i dolori?
F Non so se Teresa m’abbia guardato; sparì dentro un viale. Dopo mezz’ora tornò [...] e m’accorsi come le sue pupille erano rosse di pianto; non parlò, ma mi ammazzò con un’occhiata
G Lo seppi: Teresa è maritata. Tu taci per non darmi la vera ferita-ma l’infermo geme quando la morte il combatte, non quando lo ha vinto. Meglio così, da che tutto è deciso: ed ora anch’io sono tranquillo, incredibilemnte tranquillo. –Addio
A Taci, taci:-vi sono de’ giorni ch’io non posso fidarmi di me: un demone mi arde, mi agita, mi divora. Forse io mi reputo molto; ma e’ mi pare impossibile che la nostra patria sia così conculcata mentre ci resta ancora una vita. [...] Che vuoi tu imprendere fra due potenti nazioni che nemiche giurate, feroci, eterne, si collegano soltanto per incepparci? e dove la loro forza non vale, gli uni c’ingannano con l’entusiasmo di libertà, gli altri col fanatismo di religione: e noi tutti guasti dall’antico servaggio e dalla nuova licenza, gemiamo vili, schiavi, traditi, affamati, e non provocati mai né dal tradimento, né dalla fame. –Ahi, se potessi, seppellirei la mia casa, i miei più cari e me stesso per non lasciar nulla nulla che potesse inorgoglire costoro della loro onnipotenza e della mia servitù! E’ vi furon de’ popoli che per non obbedire a’ Romani ladroni del mondo, diedero all’incendio le loro case, le loro mogli, i loro figli e sé medesimi, sotterrando fra le gloriose ruine e le ceneri della loro patria la lor sacra indipendenza.
B Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia. Il mio nome è nella lista di proscrizione, lo so: ma vuoi tu ch’io per salvarmi da chi m’opprime mi commetta a chi mi ha tradito? consola mia madre: vinto dalle sue lagrime le ho ubbidito, e ho lasciato Venezia per evitare le prime persecuzioni, e le più feroci.
C T’amai dunque t’amai, e t’amo ancor di un amor che non si può concepire che da me solo. E’ poco prezzo, o mio angelo, la morte per chi ha potuto udir che tu l’ami, e sentirsi scorrere in tutta l’anima la voluttà del tuo bacio, e pianger teco- io sto col pie’ nella fossa; eppure tu anche in questo frangente ritorni, come solevi, davanti a questi occhi che morendo si fissano in te, in te che sacra risplendi di tutta la tua bellezza. E fra poco! Tutto è apparecchiato; la notte è già troppo avvanzata-addio- fra poco saremo disgiunti dal nulla, o dalla incomprensibile eternità.
D Sì, Lorenzo!- dianzi io meditai di tacertelo- or odilo, la mia bocca è tuttavia rugiadosa-d’un suo bacio- e le mie guance sono state innondate dalle lagrime di Teresa. Mi ama-lasciami, Lorenzo, lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso
E La ho veduta, o Lorenzo, la divina fanciulla; e te ne ringrazio. La trovai seduta miniando il proprio ritratto. Si rizzò salutandomi come s’ella mi conoscesse, e ordinò a un servitore che andasse a cercar di suo padre [...] Lo spettacolo della bellezza basta forse ad addormentare in noi tristi mortali e tutti i dolori?
F Non so se Teresa m’abbia guardato; sparì dentro un viale. Dopo mezz’ora tornò [...] e m’accorsi come le sue pupille erano rosse di pianto; non parlò, ma mi ammazzò con un’occhiata
G Lo seppi: Teresa è maritata. Tu taci per non darmi la vera ferita-ma l’infermo geme quando la morte il combatte, non quando lo ha vinto. Meglio così, da che tutto è deciso: ed ora anch’io sono tranquillo, incredibilemnte tranquillo. –Addio